La nuova serie di regole non merita il nome di “costituzione digitale”, perché l’accordo non riesce a proteggere i nostri diritti fondamentali in rete.
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Mentre le nuove regole per navigare e competere nel mondo digitale sono attese da tempo, le forti pressioni da parte di Big Tech hanno portato a un risultato in definitiva deludente del Digital Services Act e a un’opportunità persa per proteggere i nostri diritti digitali. Tuttavia, i deputati di Pirate Party sono riusciti a prevenire ulteriori attacchi alla nostra privacy online e hanno persino ottenuto significativi successi nel Digital Markets Act, in particolare con i nuovi obblighi di interoperabilità per le piattaforme
Digital Service Act: il Parlamento ha sprecato una grande opportunità per rendere Internet più equo e più facile da usare per i cittadini europei e gli interessi dell’industria e dei governi hanno purtroppo prevalso sulle libertà civili