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In memoria di John Young e Cryptome

Il più antico progetto per la libertà di informazione in rete che non si è mai svenduto e non si è mai arreso.

Il più antico progetto per la libertà di informazione in rete che non si è mai svenduto e non si è mai arreso.

Siamo onorati di pubblicare questo contributo, scritto da Jaromil, per ricordare il co-fondatore del leggendario archivio internet Cryptome, morto all’età di 89 anni il 28 marzo scorso.

John Young è morto. Aveva ottantanove anni. La sua opera con Cryptome è eminente per molti di coloro che furono attivi agli albori delle reti digitali. Young assieme a sua moglie Deborah Natsios fu il cofondatore di Cryptome, un progetto che, per il sottoscritto e per altri, costituì un esempio precoce di attivismo in rete, o hacktivism, che dir si voglia.

Scroprii Cryptome durante le mie prime esplorazioni in rete. Credo fossi da poco diventato maggiorenne e la mia passione per la letteratura americana mi portò a leggere dibattiti contemporanei collegandomi a comunità digitali nascenti quali The Well, Nettime ed i fora ospitati da The Thing BBS a New York City. Agli albori di Internet Cryptome già si distingueva assieme a pochi altri siti: un sito scevro da orpelli che distribuiva documenti non reperibili altrove e tra i quali i più interessanti davano prova di crimini commessi da stati o multinazionali che malcelavano la propria buona fede. Cryptome era la prova che Internet avrebbe significato per tutti noi una nuova frontiera per la libertà delle informazioni.

Cryptome nacque nel 1996 e credo che Young abbia iniziato pensando il suo ruolo come quello di un archivista: curava la collezione, ma non i contenuti dei singoli documenti, nel senso che non li modificava e filtrava in alcun modo. Ha pubblicato informazioni molto utili ed approfondite concernenti crittografia, contro-spionaggio, operazioni più o meno celate di governi e multi-nazionali, tutti argomenti ai quali io stesso mi appassiono da una vita. La collezione di Cryptome per sua stessa ammissione conteneva anche materiale datato o impreciso: non si poneva come una fonte autoritativa, ma affidava le informazioni alla capacità del pubblico di valutarle autonomamente.

Le motivazioni di Young sembrano essere state plasmate dalla sua esperienza delle proteste studentesche del 1968 alla Columbia University, erano i tempi delle proteste contro la guerra in Vietnam, per le quali venne anche brevemente arrestato. Nei primi anni Novanta il governo americano bloccò l’esportazione di algoritmi crittografici con una legislazione che li equiparava alle armi, una storia ben raccontata nel libro “Crypto” di Stephen Levy. Fu in quell’epoca che Phil Zimmermann rilasciò il codice di Pretty Good Privacy (PGP) e Cryptome naque in supporto a tale azione rivendicando la libertà di ricerca ed condivisione.

Negli anni seguenti Cryptome pubblicò svariati documenti probanti serviti a fare chiarezza ed alle volte anche giustizia sui misfatti di multinazionali e governi senza scrupoli. Dai colpi bassi di Monsanto ai contadini di tutto il mondo passando per i documenti dello “stay-behind” network di cui faceva parte il nostrano progetto Gladio, fino alle operazioni della CIA nei luoghi più remoti del pianeta atte a scardinare l’integrità democratica di paesi ostili agli USA. La passione di John per la tecnologia ed in particolare per la crittografia lo portarono anche a pubblicare documentazione tecnica di grande utilità per chi, come giornalisti ed attivisti che attraversano zone pericolose, ha bisogno di custodire dati digitali in sicurezza, inclusa manualistica sul nostro software “Tomb” di Dyne.org, esso stesso usato da attivisti, ma anche alcuni operativi della US Army.

Alcuni anni più tardi, circa venti anni fa, ebbi l’opportunità di incontrare John Young di persona. Ciò avvenne a Berlino, al festival Transmediale, dove fui onorato di ricevere il premio Vilem Flusser. Incontrare l’individuo dietro Cryptome, un archivio che ormai possedeva una certa mitologia per noi del settore, fu un’esperienza significativa. Fu incoraggiante sapere che un lavoro di quella portata possa essere il risultato della dedizione di individui che agiscono per principio, piuttosto che da organizzazioni cospicue con finanziamenti sostanziosi.

È importante ricordare che Cryptome non ha mai fatto profitto delle sue attività, le spese molto limitate del sito erano a carico dei suoi creatori, architetti di professione, che lo dichiaravano servizio pubblico. Questo lo rende molto diverso da altre piattaforme per la liberta’ di informazione come WikiLeaks o The Intercept.

L’approccio di John Young ancora oggi ci insegna che un’attività del genere non deve mirare all’approvazione generale, ai riconoscimenti, alle donazioni e quantomeno al profitto: un impegno saldo all’accesso pubblico all’informazione, indipendentemente da quanto scomoda quell’informazione potesse essere per i poteri costituiti, deve escludere qualsiasi interesse finanziario dal suo orizzonte, per essere assolutamente indipendente.

Internet è mutato dall’inizio di Cryptome, ma le questioni che il progetto di Young sollevò già trent’anni fa circa segretezza, controllo ed etica della pubblicazione rimangono attualissime e irrisolte. Cryptome mostra che chiunque abbia a cuore la libertà di informazione possa attivarsi per essa anche con poche risorse. Nonostante la dipartita di John Young, il suo progetto resta un punto di riferimento per un’ideologia di trasparenza radicale che possiamo annoverare tra le ricette di salvezza per un tipo di informazione pubblica che gli interessi di governi e multinazionali spesso vorrebbero mettere a tacere.

Denis “Jaromil” Rojo*

* Direttore della fondazione Dyne.org, lavora come crittografo applicato presso The Forkbomb Company. Il suo campo di ricerca è l’algoritmica e la sua ultima creazione è Zenroom

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A cura di InformaPirata