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USA: un successo per la trasparenza del governo e del diritto alla privacy degli immigrati al secondo circuito

Migranti e trasparenza negli USA. Una questione molto importante anche qui in Europa…

Riportiamo la traduzione del post pubblicato sul sito di EFF a firma di Mukund Rathi con la collaborazione della stagista EFF Reema Moussa. Il resoconto riguarda gli USA, ma la questione della sorveglianza sui migranti è una delle più importanti anche qui in Europa: le legislazioni, i regolamenti e i provvedimenti liberticidi infatti vengono sempre collaudate inizialmente contro “gli ultimi” (immigrati, marginali, minoranze, poveri), spesso con il favore della maggioranza degli elettori attivi, salvo poi ritorcersi contro questi ultimi!

Siccome le agenzie governative utilizzano sempre più strumenti digitali per tracciare cittadini e immigrati, dobbiamo utilizzare il Freedom of Information Act (FOIA) per rendere trasparente tale sorveglianza. Ma mentre il governo apre i suoi database al controllo pubblico, deve anche proteggere la privacy individuale.

Alla fine del mese scorso, la Corte d’Appello del Secondo Circuito ha stabilito che l’Immigration and Customs Enforcement (ICE) degli Stati Uniti deve essere trasparente e rispettare la privacy producendo dati anonimi su come arresta, classifica, detiene e deporta gli immigrati. Il tribunale ha concordato con la querelante American Civil Liberties Union (ACLU) che l’ICE deve anche sostituire i numeri di identificazione aliena (numeri A), esenti da FOIA perché identificherebbero i singoli immigrati, con identificatori univoci ma casuali.

Ciò consente al pubblico di “tenere traccia dei punti dati relativi a singoli stranieri non identificati”, secondo il tribunale. Ha affermato che poiché l’ICE può utilizzare un numero A per ottenere tutti i record di esecuzione dai suoi database su un immigrato, anche il pubblico dovrebbe, nel rispetto della privacy di quell’individuo. La Corte ha rilevato che questa sostituzione di identificatori univoci “non altera il contenuto di alcun record” (non richiesto dal FOIA), “ma preserva solo la funzione del computer necessaria per consentire l’accesso pubblico” (richiesto dal FOIA). La corte ha citato molti esempi dall’amicus brief dell’EFF di altri tribunali che ordinano al governo di utilizzare tali “tecniche di anonimizzazione”, inclusi identificatori univoci, volti sfocati nei video e dati identificativi confusi. 

Il Secondo Circuito ha anche citato e concordato con l’amicus brief di EFF secondo cui gli emendamenti E-FOIA richiedevano all’ICE di sostituire gli identificatori univoci perché quella è la “forma o formato” richiesta dall’ACLU ed è “facilmente riproducibile”. ACLU ha persino fornito le semplici righe di codice che ICE potrebbe eseguire per sostituire i numeri A esenti. La corte ha spiegato che il Congresso “si aspettava che le agenzie adottassero misure ragionevoli per effettuare il recupero nella forma o nel formato richiesto, anche se ciò richiedeva una conversione dei dati”.

Qui il post originale di Mukund Rathi per EFF

A cura di InformaPirata

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